La disforia di genere

Durante la pubertà e l’adolescenza molti ragazzi/e provano un disagio verso il proprio corpo desiderando di appartenere al genere opposto.

Cosa è la disforia di genere? Non è una disfunzione endocrina, non è una malattia genetica e nemmeno una malattia mentale. Il termine si riferisce al disagio o all'angoscia causati da una percepita discrepanza tra il sesso di nascita e il genere in cui la persona si riconosce.
Sesso e genere non sono sinonimi: il sesso è un dato biologico e naturale, il genere è una identità psicologica e socio culturale che può anche non coincidere con il sesso.
Per semplificare: persone con corredo cromosomico XY o XX (i cromosomi sessuali) e caratteri sessuali interni ed esterni rispettivamente maschili o femminili non si riconoscono nel loro corpo maschile o femminile e si sentono di appartenere all’altro sesso pur non avendo alcuna disfunzione endocrina.
La profonda insoddisfazione verso la propria immagine, può persistere e spesso compaiono stati di vera e propria angoscia, spesso associati a depressione, disturbi di deficit dell’attenzione, disordini dello spettro autistico, idee suicidarie.
In tali scenari di profonda complessità la disforia deve essere valutata tenendo conto delle comorbidità eventualmente presenti.
La sofferenza profonda può essere aggravata da una mancata accettazione e un appoggio famigliare e dell’ambiente scolastico, sociale, da atteggiamenti discriminatori di bullismo da parte di compagni e anche di adulti.

Attenzione alle diagnosi e ai percorsi affrettati

Anche la famiglia è in una continua situazione di stress per la preoccupazione di una possibile transfobia, episodi di violenza, atteggiamenti dolorosi fuori dall’ambiente famigliare quali discriminazione e difficoltà nelle relazioni sociali, abuso di sostanze, induzione di ferite.
Queste situazioni devono essere affrontate precocemente e correttamente dalla famiglia, con il sostegno del medico di famiglia e specialmente dello psicologo. Il percorso psicologico, fondamentale sia per la diagnosi sia per l’eventuale trattamento, richiede una competenza profonda per evitare diagnosi affrettate con possibili conseguenze disastrose.
Purtroppo negli anni scorsi forse una valutazione affrettata o superficiale è stata fatta in molti Paesi europei e anche in Italia dove ragazzi/ragazze, quasi bambini, senza sufficienti garanzie sono stati indirizzati verso un percorso che si è rivelato disastroso nell’applicazione di quelli che sono definiti ‘protocolli affermativi’.

Bloccare lo sviluppo puberale?

Una volta accertata e confermata la diagnosi di disforia di genere inizia un percorso difficile che deve accompagnare il giovane verso una nuova realtà.
Oltre al sostegno psicologico che, ripeto, non deve limitarsi a pochi colloqui con la famiglia e il diretto/a interessato, può essere proposta una terapia che blocca la funzionalità ipotalamo-ipofisaria e quindi testicolare o ovarica per impedire il proseguimento della pubertà.
Negli ultimi anni molto si è discusso sull’opportunità di intervenire su un minore con questa terapia che può avere effetti collaterali anche gravi: rallentamento della velocità di crescita, diminuita deposizione di calcio nelle ossa con rischio di osteoporosi in età adulta.
Certamente con l’inizio dell’intervento psicologico e farmacologico diminuisce lo stato di ansia, depressione, tentativi di suicidio e netto miglioramento della qualità di vita. Se lo psicologo conferma e aderisce alla volontà della persona il percorso prevede anche atti chirurgici che sono irreversibili e che non devono essere attuati prima della maggiore età.

Senza ideologie ma tenendo presente i rischi e la possibilità di ripensamenti

Molte sono state le prese di posizione, spesso discordanti, di Società Scientifiche, Associazioni e dei media.
Nel luglio 2023 chiudeva la controversa clinica londinese di Tavistock, per decenni un riferimento internazionale nel trattamento dei minori con disforia di genere, che permetteva il cambio di genere ed eventualmente di sesso a minorenni, anche senza il consenso di genitori o giudici ma solo di medici e dei diretti interessati. Nell’aprile del 2024 il Servizio sanitario del Regno Unito ha deciso di non rendere disponibili gli ormoni per la soppressione della pubertà come opzione terapeutica di routine per i bambini e i giovani con incongruenza/disforia di genere.
Infatti, se questo percorso porta in molti casi a un miglioramento della qualità di vita, a una diminuzione dello stato di angoscia o di ansia, diminuzione dei fenomeni di bullismo, non va dimenticato il sempre maggior numero di persone che purtroppo, anche dopo interventi chirurgici, si sono rese conto della necessità di un ripensamento (definito come ‘detrans’).
Quindi il problema, al di là di ideologie, deve essere affrontato con estrema prudenza, tenendo conto della reale situazione psicologica e ambientale che non deve giustificare scelte affrettate.
Il filo conduttore deve essere una scelta fatta con amore, non solo dalla famiglia, ma da tutti gli operatori sanitari che accompagnano queste persone che sempre hanno avuto e hanno una vita di sofferenze e devono essere aiutati non solo con un supporto psicologico, medico ma con vicinanza, comprensione, affetto e molto, molto amore.